3 Mag , 2021 — Distribuzione Pellet, Pellet Sicilia, Prestagionale Pellet 2021
Come Scegliere il Miglior Pellet
Guida all’acquisto: come scegliere il miglior pellet
L’offerta del pellet sul mercato sono tra le più disparate, quindi come fare a scegliere il miglior pellet? Ognuno dei rivenditori, ti propone una sua tipologia di pellet spacciandolo per il migliore con dei prezzi che oseremo definire sempre più sovente “variopinte e colorite” per il costo irrisorio proposto. Per chi deve acquistare, districarsi tra le svariate offerte diventa sempre più difficile, comprendere quale sia il migliore in rapporto tra la qualità ed il prezzo, puntando troppo spesso sul fattore prezzo, escludendo inconsapevolmente la qualità, scegliendo quindi, il prodotto meno costoso che sul momento ti darà la sensazione di risparmiare, ma che di fatto nella guida che andremo ad analizzare ti farà capire che non è sempre così e che un pellet scadente può essere davvero deleterio per la tua stufa a pellet.

Di fatto, un rivenditore di pellet dovrebbe sempre pensare di proporre pellet di puro legno naturale, meglio se di abete rosso o faggio, di alta qualità, prodotto con la sola compressione di segatura ottenuta dagli scarti delle lavorazione e senza l’impiego di elementi chimici che possono risultare essere dannosi per la salute di chi abita gli ambienti e per gli impianti a pellet che bruciano la biomassa.
Che problemi può creare un’errata scelta del pellet

- un pellet qualitativamente scadente accelera l’usura dei componenti interni di stufe e camini a pellet. Solitamente, pellet di bassa qualità è umido e ricco di resine e polveri, elementi questi che attraverso la combustione favoriscono la formazione di un liquido che successivamente, essiccando, crea un strato simile al catrame chiamato creosoto. Questo, si attacca alle parti interne della stufa e della canna fumaria ed è molto difficile da rimuovere. A causa della sua incrostazione il pellet diminuisce palesemente la sua resa, oltre ad aumentare il rischio di incendi.
- l’utilizzo di pellet economici anneriscono il vetro della stufa in poco tempo, rendendolo antiestetico, privandosi anche dal piacere di vedere la fiamma.
- uno dei vantaggi del pellet consiste nella riaccensione automatica della stufa a pellet. Però, un pellet che rilascia troppe polveri e ceneri dopo la combustione o peggio trattato con collanti chimici, causa una cattiva combustione con conseguente intasamento del braciere, rottura della coclea e distorsione della canna fumaria.
- un pellet eccessivamente economico, oltre ai danni suddetti, comporta un maggior consumo dello stesso. Non dimentichiamoci che il pellet è un combustibile naturale che serve a scaldarci.
Quindi, un il pellet deve avere un potere calorifero sufficiente a riscaldare l’ambiente dove viviamo. Se questo è troppo economico e possiede un potere calorifero reale ( non quello dichiarato ) al di sotto di 4,6 kWh/kg, significa che non ha abbastanza capacità di sviluppare calore. Per far si che venga irradiato il giusto calore, le stufe, i termo-camini e qualsiasi altro impianto atto a bruciarlo devono essere configurate in modo tale da aumentare la potenza con il risultato d’ottenere un consumo eccessivo di pellet e vanificando di conseguenza il risparmio iniziale.
Cosa fare allora, come scegliere il miglior pellet per la tua stufa? Se di qualità, di puro legno di abete rosso, se pressato meccanicamente e senza l’uso di collanti, il pellet è decisamente un meraviglioso combustibile.
Per una scelta ottimale è bene conoscere le caratteristiche che questa biomassa deve possedere e cosa bisogna fare.
Per Scegliere il Miglior Pellet Impariamo a Leggere l’etichetta
il primo passo da fare è controllare il sacco e l’etichetta oltre al colore del pellet che già a prima vista può determinare la qualità del pellet stesso.
Le certificazioni EN Plus, Din plus, e ÖNORM:
La normativa Italiana non prevede l’obbligo di certificare la qualità del pellet che è del tutto volontaria. Invece, è vietato vendere pellet in confezioni anonime, quindi, senza riportare il nome del produttore e di qualsiasi altra informazione relativamente alla sua composizione.
Se il sacco non dovesse riportare alcuna certificazione, verificate quantomeno le caratteristiche del pellet e richiedete una scheda tecnica del prodotto. Naturalmente, se al contrario vengono indicate le certificazioni e se queste sono più d’una, meglio!!!
- La certificazione più conosciuta e diffusa è sicuramente la EN Plus, la quale prende in considerazione qualità del pellet, tracciabilità e il ciclo di vita. Il marchio EN Plus deve essere sempre accompagnato da due lettere che ne identificano la nazione di provenienza e da 3 cifre, numeri, che invece identificativo l’azienda di produzione o di insacchettamento. Se il logo EN Plus non è seguito da questa sigla alfanumerica non si ha alcuna certezza che il prodotto sia davvero certificato. In questo link puoi trovare un elenco di aziende inserito nella black list dall’ente certificatore, il quale ha riscontrato l’uso non conforme del marchio ENplus®.
- EN Plus A1 viene rilasciato ai pellet più pregiati che hanno un contenuto di ceneri pari o inferiore allo 0,7%;
- EN Plus A1 per quei pellet di qualità media con un contenuto di ceneri dallo 0,8% al 1,2%;
- EN Plus B per pellet di qualità inferiore, i quali posseggono un contenuto di ceneri fino 2%.
- Din Plus: istituto di certificazione tedesco;
- ÖNORM M7135: istituto di certificazione austriaco;
- Pellet Gold: attestazione di qualità sviluppato da AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali).
Come scegliere un buon pellet e soprattutto come riconoscerlo
In fase di acquisto non eccedere con le quantità e prima di passare al rifornimento stagionale procedi con alcuni test fatti in casa:
- Le polveri: se aprendo un sacco di pellet noti troppe polveri, quindi troppa segatura significa che il pellet non è stato pressato in maniera corretta e di conseguenza non può essere definito un pellet di qualità. L’eccesso di polveri porta ad un’usare precocemente la stufa a pellet, in quanto queste si insediano tra i componenti meccanici della stufa. Inoltre, come detto è sintomo di una non adeguata compressione, il che porta ad un elevato consumo dello stesso pellet;
- Omogeneità dei granuli di pellet: altra caratteristica importante è come il pellet si presenta all’interno del sacco. Se questo è omogeneo, di eguale lunghezza e diametro e non si presenta frantumato, possiamo asserire che il pellet è stato pressato nel modo corretto con l’utilizzo di legno di pregio, quali abete o faggio.
- La prova dell’acqua: immergi in un bicchiere qualche “pallottola” di pellet, se l’acqua s’intorbidisce, allora cambia marca di pellet;
- Il potere calorifero: testa il pellet acquistato a casa tua, verifica se effettivamente gli ambienti che intendi riscaldare sono abbastanza caldi. Se noti che non viene riscaldata neanche la stanza dove risiede la stufa a pellet è evidente che qualcosa non va.
- Informati: chiedi informazioni ad amici e parenti e a chi a già provato il pellet in questione. Cerca su google, su youtube e su tutti quei canali utili a farti comprendere come meglio spendere e recati in quei distributori/rivenditori specializzati e che operano nel settore da anni.
- Diffida dei prezzi troppo bassi: per ultimo, ma non per importanza, diffida di chi vende il pellet a costi troppo bassi. Devi considerare che il pellet, come la legna, è un prodotto povero, dove i margini di guadagno per il rivenditore sono davvero miseri. Considera anche che i produttori, cioè le segherie (le migliori sono austriache) hanno un costo di acquisto già elevato alla fonte, se aggiungi i costi del trasporto, le tasse, l’IVA al 22% e tutti gli altri costi accessori, capisci bene che un pellet non può essere venduto al dettaglio non meno di €4,80 al sacco (alla data di oggi in cui viene scritto il post).
Nel scegliere il miglior pellet non bisognerebbe sottovalutare come questo viene prodotto
La materia prima di cui è costituito il pellet viene ricavata dagli scarti della lavorazione solitamente incentrate nella produzione di lamellari, perline, tavole, listelli, ecc., e naturalmente di puro legno, meglio se di abete rosso, dal quale si ricava la segatura e cippato. Una volta ottenuta la segatura, questa viene selezionata, essiccata e pulita dalle impurità ed infine stoccata in enormi silos. Questa fase è fondamentale al fine d’ottenere un pellet di qualità!

Il passaggio successivo consiste nella compressione meccanica, che avviene grazie a speciali presse chiamate pellettatrici. Con un sistema di cilindri, il materiale viene compresso e fatto passare attraverso fori di dimensioni specifiche (tra i 6 e gli 8 mm di diametro – meglio 6mm). In questa fase, chiamata di pellettizzazione, il legno raggiunge temperature molto alte con l’effetto di ottenere la lignina, grazie alla quale si ottiene il legame del pellet. In poche parole funge da collante naturale.
Il penultimo passaggio prima del confezionamento è il raffreddamento. Fatto questo il pellet viene impacchettato, pallettizzato e spedito a destinazione.
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